Darwin e l’anguilla

Avete idea, così sui due piedi, di che cosa accadeva nel 1859? L’Italia, non ancora ufficialmente nata, è in pieno bailamme risorgimentale: si combattono le battaglie di Palestro, Turbigo, Melegnano, Magenta, Boffalora e anche quella di San Fermo. L’8 giugno Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano e il 10 novembre l’Austria cede la Lombardia alla Francia che la assegna al Regno di Sardegna. Quindici giorni più tardi, suppergiù, Charles Darwin consegna alle stampe il suo libro “L’origine delle specie”.

Ignara delle teorie di Darwin sul destino suo e delle altre creature viventi, nel 1859 in Svezia vede la luce (si fare per dire) un’anguilla. Si può tranquillamente immaginare che nello stesso anno e nello stesso Paese siano nate più anguille, ma questa ci interessa in particolare perché, secondo quanto riferiscono i media, è morta da pochi giorni all’età di 155 anni.

Un’età straordinaria per un’anguilla e, guardiamoci intorno, per qualsiasi altra cosa non sia fatta di marmo o abbia la tempra di un sottosegretario. L’anguilla Åle, questo il suo nome, è vissuta in un pozzo svedese dove, poco dopo la sua nascita, fu scaraventata con gesto davvero poco signorile da un ragazzetto il quale, va detto per la cronaca, è certamente morto e stramorto da tempo.

Il pozzo qualche proprietà benefica deve averla perché sul suo fondo rimane, ancora viva, una seconda anguilla di 110 anni di età alla quale, giovinetta com’è rispetto ad Åle, nessuno ha pensato a dare un nome. La cosa sorprende perché, di norma, le anguille vivono tra i dieci e i vent’anni e se si fanno vedere dalle parti di Comacchio anche meno, vista la tendenza degli indigeni a cucinarle marinate.

Laggiù nel fondo di un pozzo svedese, Åle pareva aver barattato l’immortalità con l’assenza di luce e calore. Non è andata così e la vita (ovvero la morte) ha infine fatto i conti anche con lei. Centotrentadue anni dopo Darwin, e questa certo può essere una soddisfazione.

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