Davanti ai Savoia

Davanti ai Savoia

Non so se i redattori del «Fatto quotidiano», nel pubblicare il video in cui il principe Vittorio Emanuele di Savoia, chiuso in una cella del carcere di Potenza, ammette l’omicidio (per il quale in Francia era stato in precedenza assolto) del tedesco Dirk Hamer, abbiano rammentato che siamo nel centocinquantesimo anno di unificazione nazionale, processo al quale il casato del suddetto principe non risulta del tutto estraneo, e che tale ricorrenza verrà festeggiata, malumori leghisti permettendo, con un notevole spiegamento di forze.
D’altra parte, non era compito dei redattori farsi carico del buon nome dell’antica schiatta nobiliare, né si può chiedere a dei giornalisti di nascondere le notizie per non turbare l’andamento delle celebrazioni ufficiali.
Mettiamola così, allora: pure quel video è una lezione di Storia. Anche se Vittorio Emanuele ha negato tutto, parlando di «manipolazione», vederlo nel video e ascoltare le sue parole («Ho sparato... Avevo torto, torto... Li ho fregati... Avevo una batteria di avvocati... Ero sicuro di vincere...») aggiunge una pennellata, non necessariamente fondamentale ma non per questo trascurabile, al grande affresco risorgimentale.
Potrebbe anzi essere l’occasione per ritoccare l’intitolazione ufficiale delle celebrazioni: «Festeggiamenti per i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia (65 dei quali senza Savoia)».

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