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Ah i cari, vecchi tempi in cui i fatti erano pochi, le lacune tante e le certezze granitiche: Osama Bin Laden è morto ammazzato. Punto. Al giorno d’oggi (cioè due giorni dopo) l’avanzata delle truppe di retrovia, formate da giornalisti e commentatori, ha scompigliato le carte. È la caccia al dettaglio, ovvero all’orgoglio di saperne una più del concorrente ad aver prodotto, nei media di tutto il mondo, uno straordinario effetto armata Brancaleone.
Alcuni giornali hanno raccontato «gli ultimi 40 minuti di Osama», altri «gli ultimi 45». Per alcuni, al blitz hanno partecipato «14 uomini e 4 elicotteri», per altri «79 uomini e 7 elicotteri»; per un terzo quotidiano - il più spericolato - «13 uomini a bordo di 72 elicotteri». Attorno al "compound" di Abbottabad (che alcuni scrivono «Abotabbad», altri «Abbotabadd» e altri ancora «Vimodrone»), risultavano schierate forze speciali americane, pachistane, agenti del servizio segreto belga, due napoletani che vendevano t-shirt dedicate all’evento e un maresciallo della Finanza in pensione. All’interno della villa (del valore, a scelta, di 1 milione, 2 miliardi o 75 centesimi) c’erano due mogli di Osama, sei di Enrico VIII e cinque ex mariti di Liz Taylor. Il conflitto a fuoco (secondo una versione avvenuto con armi automatiche, con cerbottane secondo un’altra e a sputi volendo prestare ascolto a una terza campana) ha lasciato sul campo Osama, due turisti coreani e un esemplare di gru coronata. Ma tutto è bene ciò che finisce bene e le truppe Usa sono presto rientrate alla base in aereo. O in tram. O con l’autostop.

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