Di Bot e cheesecake

Di Bot e cheesecake

Mi dispiace dirlo, ma i giornali non aiutano a capire in che mondo viviamo. Mi dispiace doppiamente, perché faccio il giornalista. Tuttavia, non posso che dire le cose come stanno: i giornali a diffusione nazionale non dipingono affatto un mondo consequenziale, coerente, interconnesso. In questo periodo soprattutto sono afflitti da disturbo bipolare: alternano depressione ed euforia, annunci di irrimediabile decomposizione e frivolezze evanescenti.

I siti di tre importanti quotidiani riportavano ieri, di base, l'annuncio della crisi delle Borse facendo uso di parole quali “tonfo”, “crollo”, “recessione”. Poco più sotto, riferivano di baci tra nuotatori e di partiti “anti-botox”, dei “segreti” di una popolare modella “per essere sexy” e di partite di calcio tra scimmie-scoiattolo, per concludere con la proclamazione del “cheesecake” a torta dell'estate. Il tutto senza interruzione e senza gradualità, come se la realtà transitasse dal tragico al vacuo senza sfumature intermedie.
A questa informazione sembra sfuggire la fetta più consistente della contemporanea commedia umana: l'economia non di Wall Street ma di via Garibaldi, la vacanza non a Cancun ma ad Alassio, lo stipendio non dei parlamentari ma dei ragionieri.

L'informazione decolla e abbandona ogni contatto con il reale e il pubblico, invece di pretenderne il ritorno, da un lato la insegue nel suo incubo schizofrenico e dall'altro, piano piano, la abbandona. Del resto, quali idee potrebbe cavarne? Di vendere i Bot e investire in “cheesecake”?

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