Di buono

Di buono

Di brutto in questo Natale c'è che è di domenica. Il che lo rende un poco fuori posto. Addirittura, ne diminuisce la solennità, la meraviglia, lo sfarzoso incedere nel calendario. Quando, per dire, il Natale arriva di mercoledì, quel mercoledì dimentica di essere mercoledì e diventa Natale: come il pezzente che, almeno per un giorno, si ritrovi nei panni di principe. La domenica, invece, è pur sempre la domenica e ha comunque il suo bel perché: è già un giorno segnato in rosso. Non è importante come il Natale, si capisce, ma lo è a sufficienza perché la stupefacente trasformazione di un giorno qualunque in un giorno magico sia meno spettacolare.

Di brutto c'è proprio questo: Natale è di domenica e quindi è un Natale un po' troppo serio. Questa serietà, in effetti, potrebbe costringerci ad apprezzarlo per ciò che realmente è, e non come una scusa in più per far vacanza e abbuffarci. Un Natale vero, insomma, “ufficiale”, non un monello che bigia a metà settimana. E però a noi la gente che bigia ci ha sempre fatto simpatia.

Di brutto c'è che un altro Natale arriva e quando le cose arrivano è segno  preciso che finiranno per andarsene. Ora, per alcuni di noi, questa faccenda dell'arrivare e dell'andarsene nel tempo comincia a essere ripetitiva e stancante. Soprattutto, è una transizione sempre più rapida, frequente, incontrollabile e insipida. «E' Natale, ancora una volta» ci si ritrova a pensare, il che non è simpatico. Ecco, di brutto c'è questo.

Di buono c'è che è Natale.

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