Di furfanti e gentiluomini

Di furfanti e gentiluomini

Quando dispero per la sorte dell'umanità, quando mi pervade lo sconforto per le tenebre che si allungano sul nostro povero pianeta e quando mi appare ormai perduta la battaglia che oppone la ragione al caos (non temete, accade piuttosto raramente: non più di trenta volte all'ora), allora cerco conforto visitando un blog dal titolo "Of rogues and gentlemen" ("Di furfanti e gentiluomini").

Si tratta di un piccolo spazio virtuale gestito da Brooks Brothers, leggendaria marcia di camiciai in New York, oggi "brand" internazionale, che, nella sua totale levità, riesce a parlare di abbigliamento maschile senza essere insopportabilmente strambo o viriloide e di regole d'eleganza evitando ogni ombra di manierismo.

"Of rogues and gentlemen" rappresenta il mondo come sarebbe se P. G. Wodehouse fosse premier e Oscar Wilde ministro per la Cultura. Per darvene un'idea, dirò che, nel blog, uno straordinaria quantità di spazio ed energia è dedicata alle tecniche utili ad annodarsi la cravatta senza offendere il nome dei Windsor.

Non che frequentare questo sito faccia di me una persona elegante, tutt'altro: più volte, per strada, distinti membri della razza canina mi hanno scambiato per un arbusto. Tuttavia, "Of rogues and gentlemen" mi fa pensare a quanto sia sempre preferibile - e moralmente più sano - ostentare un'impeccabile e linda frivolezza piuttosto che l'equivoca profondità e la mendace competenza oggi comandate dalle relazioni pubbliche e interpersonali.

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