Diciannove giorni

Diciannove giorni

Chi dice che il gossip è l’oppio dei popoli? D’accordo, le vicende di celebrità vere e presunte sono narrate dai media con un’ossessività farneticante, tanto da far sospettare che i mormorii su presunti divorzi, adulteri e gravidanze siano una forma di giornalismo praticata allo scopo di evitare le altre, quelle serie, che richiedono intuito, precisione e magari perfino coraggio. Il lettore più attento però sa trarre utili informazioni anche dalla notizia più sciocca. Questa, per esempio:

«Sinead O’Connor si è separata dal marito dopo 18 giorni di matrimonio. Lo ha annunciato la cantante sul suo sito web. L’artista aveva pronunciato il fatidico sì l’8 dicembre scorso. "Ho delle buone ragioni - scrive - per porre fine a quest’unione, nonostante tutti i miei sforzi"».

Il succo dell’informazione, qui, non sta nel fatto che una cantante famosa divorzia dopo 18 giorni appena. Nel Guinness dei matrimoni Vip ci sono probabilmente meteore anche più veloci. Il nocciolo sta in quel commento: «Nonostante tutti i miei sforzi». Quali e quanti sforzi si potranno mai fare, in 18 giorni, per salvare un matrimonio? Potremmo liquidare la ridicola dichiarazione come il rigurgito di una star viziata, se non fosse che, in noi, richiama alla mente tutte le volte in cui, mossi da capriccio e superficialità, ci siamo rifiutati di sforzarci per realizzare qualcosa, per dare una chance a qualcuno o per far funzionare un progetto. E così, anche la bizzosa Sinead ci insegna qualcosa: ad aspettare almeno 19 giorni prima di buttar via noi e gli altri.

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