Dieci corse

Dieci corse

Non so perché, ma i treni mi ispirano considerazioni di un certo spessore. Chissà, forse perché si prestano a mille metafore: il percorso, spesso obbligato, della vita; gli incontri casuali con i passeggeri; le stazioni come successive tappe dell’esistenza e l’improvvisa presenza del bigliettaio a richiamare gli inaspettati esami di tanto in tanto imposti dalla realtà.
Ma non solo il bigliettaio mi ispira: anche i biglietti. Ho notato infatti che la linea ferroviaria da me frequentata offre, non unica, un biglietto da «dieci corse» a prezzo scontato. La condizione, naturalmente, è che le corse in questione siano identiche: dieci corse sullo stesso tragitto, dalla stazione A, alla stazione B. La tariffa non concede escursioni fino alla stazione C né, tantomeno, fino alla stazione D. La compagnia ferroviaria premia la regolarità: a chi si muove, giorno dopo giorno, sullo stesso percorso fa risparmiare qualcosa. Ai viaggiatori "capricciosi" che oggi salgono qui e domani là, che a volte scendono prima e a volte dopo, è riservato l’onere della tariffa piena. Questa scelta, naturalmente, ha un senso: ognuno ha una casa e non la cambia di continuo; ognuno ha un’occupazione - quando la ha - e non la cambia spesso: tutto ciò impone un tragitto fisso e le ferrovie agiscono di conseguenza. Sarebbe bello, però, che potesse venir premiata anche l’irrequietezza, l’estro, l’improvvisazione: dalla stazione che vuoi alla stazione che ti pare, dieci corse al prezzo di otto. Unica condizione, cambiare ogni giorno. Prima che venga l’ora di scendere, comunque, al capolinea.

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