Digli che non ci sono

Digli che non ci sono

Non si scherza - è ovvio - sulle stragi e non sarò certo io ad incoraggiare certi deplorevoli comportamenti. Si scherza, però, sui governi anche perché molto spesso, con quelli, non resta altro da fare.
Calandoci nell’attualità, si presta molto alla celia il fatto che nessun rappresentante del governo si sia presentato alla commemorazione della strage di Bologna (2 agosto 1980). Il fatto che nessun membro dell’esecutivo si sia presentato equivale a dire che il governo nel suo complesso ha disertato l’appuntamento. Anche questa può sembrare un’ovvietà ma, a pensarci, se le assenze individuali possono passare per impedimenti personali (ferie già prenotate, influenza, riunioni di gabinetto, avvisi di garanzia: eventi comuni tra chi fa politica) l’assenza in blocco manda invece un preciso segnale. Che non è, come si potrebbe pensare a prima vista, «della strage di Bologna non ci importa nulla». Più banalmente, il messaggio è: «Digli che non ci sono».
Il governo, insomma, si comporta come il capufficio quando alla porta bussa il seccatore. Fa dire alla segretaria che non c’è oppure, come un questo caso, non fa dire un bel nulla e se ne sta chiuso in casa aspettando che l’indesiderato visitatore se ne vada. Di solito, questo comportamento viene bollato come immaturo e irresponsabile. Naturalmente, nel caso del governo non si può ricorrere a questi  termini. Bisognerà cercarne altri: se li trovate, infilateglieli sotto la porta.

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