Dignità al palo

Dignità al palo

La lacuna bruciava ma, finalmente, è stata colmata: ora anche le professioniste della "danza al palo" dispongono di una rivista ufficiale. Si chiama, ovviamente, "Vertical" e per il momento è disponibile soltanto online. Gli editori contano tuttavia di approdare presto alle edicole, rendendo così possibile il sogno di tutti noi: avviarci per il centro con le nostre belle copie del "Sole 24 ore" e di "Vertical" sotto il braccio.
Spesso confusa come una pratica per allietare bavosi in locali scarsamente illuminati, la "pole dance" è invece un esercizio artistico e sportivo di particolare profondità e spiritualità (almeno così assicura la rivista) che, forse per ragioni meramente logistiche e di convenienza degli affitti, viene praticato in locali scarsamente illuminati e alla costante presenza di individui bavosi. In realtà, come "Vertical" assicura a ogni pagina, la "pole dance" è soprattutto uno strumento di autoaffermazione, un'arte che consente alla femminilità di brillare e, in buona sintesi, un concreto passo verso l'emancipazione della donna.
Non voglio comportarmi da scettico né da moralista e sono senz'altro disposto a credere che l'emancipazione, discendendo dalla libertà del corpo e dello spirito, possa maturare attraverso la pratica di una danza esotica, e tuttavia - fatto salvo tutto ciò - avrei una preghiera: non prendiamoci troppo sul serio, sia che le nostre quotidiane attività richiedano la presenza di un palo o anche no. Qualche volta, il ridicolo è davvero l'unica maschera rimasta a salvaguardia della dignità.

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