Diritti incivili

Se dopo queste giornate avete ancora voglia di sentir parlare di “famiglia”, magari non vi dispiacerà una scorsa alla notizia Ansa che trascrivo qui sotto:

«UDINE, 20 GEN - Rifiuta un matrimonio combinato con un connazionale, di 40 anni più vecchio di lei, e sale sul tetto di casa per richiamare l’attenzione e ottenere aiuto. Il gesto dimostrativo è stato messo in atto questo pomeriggio intorno alle 15 da una ragazza di 24 anni, di origini pachistane, ma residente a Cervignano del Friuli (Udine). La famiglia voleva costringerla a sposare in patria un uomo di 64 anni».

Nel gran cortocircuito ideologico, morale, sociale, propagandistico e anche un po’ fregnone che chi ha tutti avviluppati questi ultimi giorni, bisognerebbe forse considerare che, per qualcuno tra noi, il calendario non segna ancora tempi maturi per un dibattito fatto molto di ariosa teoria, ideologia astratta e agiatezza intellettuale. Per qualcuno, racconta indirettamente la notizia dell’Ansa, il problema della famiglia è quello di farsene una propria, se possibile, e ancor prima se tradizionale o gay, preferibilmente scelta esercitando il libero arbitrio.

Poco importa, a questo punto, se è colpa di certa riluttanza - chiamiamola così - da parte di alcuni circoli di immigrati ad adattarsi alle libertà occidentali o se tale impermeabilità sia in parte dovuta, per converso, alla nostra difficoltà ad aprirci all’osmosi con i nuovi arrivati: sta di fatto che c’è qualcuno che, a 24 anni, lotta ancora per unirsi al XXI secolo mentre qualcun altro, nientemeno che parenti più stretti, vorrebbe impedirglielo.

Nessuno organizza per questo manifestazioni di piazza o accende le lampadine pubbliche per vergare sgraziata propaganda: non tutti si possono permettere un biglietto per il Frecciarossa della civiltà. Si devono accontentare delle ferrovie locali e, stazione dopo stazione, scoprire che i diritti, già civili per qualcuno, restano a lungo incivili per qualcun altro.

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