Diventare belgi

Diventare belgi

Il Belgio, ognun lo sa, è un piccolo Paese, un poco periferico. Nello scacchiere mondiale ha la stessa importanza che Campobasso ricopre in quello italiano. È vero che a Bruxelles trova sede la Commissione europea ma la capitale belga, nei confronti dell’autorevole organismo, svolge un mero ruolo di ospite: se volete, Bruxelles sta all’Europa come un Bed & Breakfast sta al turista nordico che si avventuri in quel di Positano.
Capirete dunque come un Paese così poco abituato a essere protagonista abbia ragione di compiacersi, e anche di esultare, quando ottiene l’incoronazione a Campione del mondo. Nello specifico, il Belgio ha conquistato il titolo mondiale di «Paese rimasto più a lungo senza governo»: 249 giorni. Il bello è che, lungi dal lamentare caos, disordine e anarchia, il Belgio regge benissimo.
Un corrispondente scrive: «Le scuole sono aperte, i bus e i treni arrivano in orario, gli stipendi vengono regolarmente pagati, nelle case ci sono riscaldamento ed energia elettrica, i negozi sono colmi di prodotti» tra cui la «birra all’infusione di ciliegie», bevanda che, gli esperti su questo concordano, non potrebbe avere larga diffusione in un Paese sull’orlo del collasso.
Il tutto, pensate, avviene in assenza di ministri, sottosegretari, riunioni di gabinetto, rimpasti, question-time, portavoce, decreti legge, circolari ministeriali, auto blu con e senza predellino, Sircani e Capezzoni. Un modello da imitare, si direbbe, anche al costo, non indifferente, di diventare belgi.

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