Domenica di pioggia

Sembra che l’umanità sia soggetta a un costante processo di mitosi. Se qualcuno avesse smarrito il libro di Scienze, la mitosi è quel meccanismo per cui da una singola cellula se ne formano due.

Vado a spiegarmi. Abbiamo l’umanità, una massa apparentemente variegata, ma in realtà unita da bisogni comuni e desideri affini, che dunque potremmo considerare come una singola cellula, la quale, esposta a uno stimolo, prende a dividersi incessantemente. Lo stimolo può essere minimo, al punto da ridursi a una giornata di pioggia. Quella di ieri, per esempio.

Le gocce battono sui vetri ed ecco che l’umanità si separa: gli anti-pioggia e i pro-pioggia. La separazione, al microscopio, appare profonda e arriva all’essenza dei singoli: la pioggia divide infatti gli emotivi dai razionali.

I primi detestano la pioggia, specie la domenica: limita i movimenti, quando non li annulla, ed è deprimente. Il cielo bigio chiude lo sconforto degli emotivi come il coperchio una scatola. I pro-pioggia, da parte loro, non è che amano la pioggia; semplicemente fanno della razionalità ombrello, e dicono: “Beh, un po’ di pioggia ci voleva proprio”. Il loro sguardo illuminato spazia per territori afflitti da fatale siccità e fa sentire in colpa gli altri, gli emotivi, così capricciosi e insensibili alla sete del pianeta.

Tecnicamente parlando, i pro-pioggia hanno ragione: la loro sollecitudine idrica però fa sorridere. Se non ci è permesso di deprimerci in una domenica di pioggia, allora a che cosa servono in realtà le domeniche?

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