Dominatore assoluto

Leggo in un’opportuna agenzia di stampa che, la scorsa settimana, Laura Pausini è stata l’artista più seguita sui social network, seguita a discreta distanza da Emma Marrone. Lo ha stabilito non so quale osservatorio analizzando gli accessi ai tre principali siti del genere: Facebook, Twitter, Instagram. Penso sia una bella soddisfazione per la cantante romagnola anche se, a essere onesti, bisognerebbe ricordarle che, nonostante i molteplici omaggi a lei rivolti dai fan in Rete, neppure si avvicina a chi, in questo territorio, ormai si è dimostrato dominatore assoluto: il gatto.

Non un gatto in particolare, si capisce: il gatto in quanto categoria animale e, soprattutto, filosofica. Agli uomini, intesi come bipedi implumi, è richiesta, per ottenere riconoscimento online, una qualche attività, perfino la più semplice o stupida. Occorre “postare” un pensiero - originale o, più spesso, di altri - consegnare al mondo una foto in cui si fanno le linguacce abbracciati a un’amica, un breve video nel quale di pronuncia la parola “orgasmo” con un rutto ininterrotto o, ancora, un’immagine in cui compaiono i piedi immersi nell’acqua del mare. Il gatto non ha bisogno di tutto questo: a differenza degli uomini - non importa quali uomini: dagli impiegati di Lodi agli aborigeni australiani - gli è sufficiente essere presente per suscitare ammirazione.

Il gatto, sul social network, vince a mani (zampe) basse e senza sforzo apparente. Lo vediamo dormire acciambellato? Giù una valanga di “mi piace”. Lecca svogliatamente dalla ciotola dell’acqua? Ecco partire una raffica di svenevolezze: “Carino”, “Amore”, “Tesoro!” Se poi, per sbaglio, sembra assumere una qualche caratteristica umana (gli occhioni rivolti al cielo, una specie di sorriso che fiorisce sul muso), la Rete impazzisce e l’indice di gradimento finisce a fondo scala. È un mistero perché il gatto, tradotto nel mondo virtuale, piaccia a tal punto. Forse troviamo un indizio nel vecchio detto che esso gode di sette vite. Come nei videogames.

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