Nel commentare con indignazione le notizie che da ogni parte del mondo, dall’Asia alle Marche, raccontano la crudeltà umana, bisognerebbe ricordare come appena dietro l’angolo della tragedia ci sia il ridicolo.
Lo so: sembra indelicato e perfino ignobile accennare a qualcosa di poco serio dopo aver evocato stragi e delitti. Eppure, se si vuol tentare di rendere un ritratto a tutto tondo dell’umanità, non si può rinunciare a questo aspetto: nella sua ferocia, l’uomo è un essere sostanzialmente ridicolo, laddove con questo aggettivo lo si definisce, Treccani alla mano, « degno di riso o di derisione, perché strano o goffo o insulso o scioccamente presuntuoso».
Proprio così: scioccamente presuntuoso. Al punto di non poter evitare che assurdità, distorsioni e fanfaronate arrivino a inquinare anche i contesti più solenni e dolorosi.
Sapevate per esempio che c’è un uomo distratto e sfortunato al punto da aver perso al vita in diversi attentati terroristici? Avete letto bene: la stessa persona è morta più volte e ogni volta in circostanze tragiche. Il suo nome - meglio: la sua foto - è comparsa tra quelle delle vittime della sparatoria di Orlando, del disastro del volo EgyptAir e di altre sciagure/stragi. Non sempre viene citato nel ruolo di vittima: in occasione di una sparatoria in Messico, durante la quale alcuni poliziotti hanno aperto il fuoco sui civili, il suo faccione sorridente è stato indicato come mandante dell’attacco.
Vittima più volte e più volte carnefice: la foto di un umano (forse) ignaro viene di continuo associata a circostanze luttuose e criminali. Perché? Nessuno lo sa. Si tratta probabilmente di un clamoroso cortocircuito mediatico, di uno sprezzante scherzo giocato alla comunicazione globale. Forse è lui stesso a cercare una forma perversa di pubblicità, oppure qualcuno che lo detesta e pensa di danneggiarlo con una sorta di macumba 2.0. A noi resta solo la certezza che nulla è al riparo della nostra follia: lo stridore del pianto si confonde sempre con il ghigno della stupidità.
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