Ormai è tempo di confessarlo. Da tempo - un anno o forse anche di più - conduco una doppia vita. Purtroppo per voi, la parte eccitante della notizia finisce qui. Lungi dal vagare la notte travestito da Batman, travestito da Diabolik o, semplicemente, travestito, trascorro la mia seconda vita in posizione orizzontale, prima su un fianco, poi sull’altro, più raramente supino, cercando, senza riuscirci, di dormire.
Non è così grave come sembra: non soffro di insonnia vera e propria. Riesco ancora a piazzare ogni notte un numero di ore sufficienti a ristorarmi e a non sembrare, il giorno dopo, un cadavere ambulante o un sottosegretario di Scelta Civica.
Devo tuttavia denunciare - a me stesso e al mio corpo, semmai tale scissione sia possibile - che con il passare del tempo il sonno si è fatto fragile, instabile e, per assurdo, parecchio agitato. Più che di sonno, qui, dovrei parlare di quello stato di veglia confusa nel quale sempre più spesso mi ritrovo: e non vale fare la battuta «ce n’eravamo accorti leggendoti».
È uno stato nel quale, ormai, mi tocca passare molte ore del giorno (meglio, della notte o del primissimo mattino) e che presenta aspetti francamente curiosi. Credo infatti che, in quei momenti, il cervello si prenda un permesso dalla coscienza e vaghi ramingo, lieto e anche un po’ fiero di mostrare tutte le sue possibilità di elaborazione, purché non legate ad alcunché di utile e logico. Ecco dunque le associazioni più impreviste e spericolate, come quella tra Renzi e un unicorno con la pipa, oppure tra Nilla Pizzi e l’aurora boreale.
Un tempo il sonno era come la dissolvenza in nero tra una scena e l’altra della mia vita: uno stacco netto, evidente. Oggi la pellicola scorre ininterrotta: solo, presenta qui e là parecchie scene confuse. Parlando con mia moglie di questa “seconda vita”, alla quale vado giocoforza abituandomi, dicevo che l’unica seccatura per me è non poterla controllare come faccio con la prima. Avreste dovuto sentire la sua risata.
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