Immagino che l’essere umano, osservato attentamente durante le sue quotidiane attività, finisca per rivelare, si potrebbe dire “tradire”, le sue inclinazioni. Perfino quando, bimbo, si trova posizionato su una spiaggia con secchiello e paletta. In questa circostanza, il sottoscritto, lungi dal dimostrare abilità e interesse nell’erigere architetture di sabbia - castelli e simili - e non competitivo abbastanza per lanciarsi con entusiasmo nel business delle piste per biglie “ciclistiche”, agguantava la paletta e incominciava a scavare.
La ragione per cui scavavo è una ragione pura: scavavo per il gusto di scavare, per sfogare un istinto esplorativo non così elevato - e supponente - da guardare alle stelle ma teso alla scoperta, più prosaica ma altrettanto fondamentale , di rivelare la natura di ciò che sta sotto i nostri piedi. Così, scavavo: la sabbia, da subito, si faceva umida, poi più umida ancora; quindi scura e umidissima fino a quando,a sorpresa, schiariva; il braccio arrivava a stento a estrarre materiale ed ecco che compariva qualche sasso: non so descrivere la puerile soddisfazione che provavo nel recuperare quelle pietre cieche, nel riportarle al calor del sole in virtù di un intervento umano tanto improbabile quanto irrazionale.
L’istinto di “scavatore” non si è spento del tutto. L’ho scoperto leggendo un articolo dedicato al buco più profondo del mondo. Lo hanno scavato - meglio: trivellato - i russi dal 1970 al 1994 nella penisola di Kola. A 12 chilometri di profondità l’esperimento fu sospeso: la temperatura - 180 gradi - rendeva impossibile trivellare. In ogni caso il buco di Kola batte anche il più profondo fondale oceanico - 11 chilometri -, pur se resta ben lontano dal centro della Terra, per raggiungere il quale occorrerebbe proseguire per 4.000 chilometri circa. Risultato: nessuno ci ha mai provato e noi abbiamo meno informazioni su ciò che sta sottoterra di quanto sappiamo sulle stelle. Ho sempre saputo che, da bambino, l’istinto mi spingeva nella direzione giusta. Il problema è che non ricordo più dove ho messo la paletta.
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