Due mosche

Due mosche

Il bello di vivere in uno Stato autoritario... Non c’è niente di bello nel vivere in uno Stato autoritario, quindi rettifico. L’interessante, nel vivere in uno Stato autoritario, è assistere agli sforzi che lo Stato medesimo fa per modellare la società - un materiale a volte plasmabilissimo e altre volte di durezza infernale - in base a un’idea preconcetta di come le cose dovrebbero essere e invece non sono.

I dirigenti della Cina comunista, per esempio, da decenni soffrono perché, nella marcia trionfale verso il progresso, il proletariato si lascia alle spalle alcuni dettagli che, a prima vista marginali, alla fine fanno la differenza.

La spina del fianco della Cina riguarda i bagni pubblici. I resoconti dei turisti occidentali di ritorno dal colosso orientale sono sì pieni di ammirazione per la Grande Muraglia, ma pullulano anche di raccapriccio e di riprovazione per le condizioni in cui vengono abbandonate le toilette destinate all’uso generale. Eviteremo di perderci nei dettagli: basti sapere che, non di rado, il turista coraggioso abbastanza da avventurarsi in uno di questi localini ne esce con la stessa espressione di Rutger Hauer in "Blade Runner": «Ho visto cose che voi umani...»

Per questa ragione, le autorità di Pechino hanno deciso di dare un esempio all’intero Paese sistemando una volta per tutte l’annosa questione e, con l’autorità e la precisione di cui si fanno vanto, hanno stabilito che, secondo regolamento, ogni toilette pubblica nell’area urbana d’ora in avanti non potrà ospitare «più di due mosche».

Non è chiaro come le autorità di cui sopra intendono far rispettare questa disposizione e quale punizione verrà comminata a chi (ma chi?) dovesse trasgredire. A sgomentarci, basta il pensiero che senz’altro ci riusciranno.

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