Ci sono ancora mezzi di informazione che fanno il loro lavoro: raccontano l’attualità e si sforzano di illustrare, per come è possibile, il futuro. È il caso della rivista americana “Time” che per anticipare i tempi non ricorre a veggenti, stregoni né tantomeno a opinionisti italiani. Semplicemente, analizza i piani di sviluppo di stati e città e azzarda, sulla base di dati concreti, previsioni circa gli accadimenti urbanistici e sociali ancora da venire. La premessa di “Time” noi purtroppo non ce la possiamo permettere: ci sono alcuni progetti approvati e finanziati, i tempi di realizzazione di tali progetti sono stati annunciati; pertanto, è possibile sapere come saranno, tra qualche anno, le città interessate ai lavori. Da noi, una volta che il progetto è approvato e finanziato, possiamo prevedere con discreta precisione soltanto quando partiranno i primi avvisi di garanzia e quando qualche assessore finirà ai domiciliari. Sul futuro del cantieri, buio pesto.

Grazie alle certezze di cui dispone, “Time” ha stilato due classifiche: la prima è quella delle città americane attualmente più “camminabili”, la seconda quella delle città che, nel prossimo futuro, diventeranno ancora più “camminabili”. Ciò stabilito, la rivista è stata in grado di annunciare che, a breve, Boston supererà Washington quale città più “camminabile” d’America.

Il gradiente di “camminabilità” di un centro urbano si misura, secondo “Time”, nella possibilità di raggiungere a piedi un alto numero di servizi indispensabili e un discreto numero di servizi meno indispensabili ma utili a migliorare la qualità della vita. Nelle città americane, molte delle quali modellate sul traffico automobilistico, la “camminabilità” è un obiettivo da raggiungere. Nelle nostre, di pianta antica, è invece una caratteristica innata. Che però stiamo perdendo, mentre gli americani la stanno scoprendo e recuperando insieme. Proprio vero che in certe cose abbiamo ancora tanta strada da fare. Sarà meglio avviarsi. A piedi.

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