Quando arriva il giorno del compleanno, di qualunque compleanno di qualunque persona (e la data di oggi è puramente casuale e sarebbe casuale anche se non lo fosse), viene spontaneo mettersi a pensare a sé stessi. Questa riflessione personale e generale può essere suddivisa in due sotto-riflessioni particolari che intervengono a seconda dell’età del soggetto.
La prima riflessione, che coglie chi è in età ancora giovane, ha l’intonazione di un bonario rimprovero: alla tua età, ci dice, sarebbe il caso di darsi da fare, afferrare il meglio della vita, sviluppare i talenti e approfittare pienamente della forze che ti sono date, delle energie che hai immagazzinato e dello sfacciato ottimismo tipico della verde stagione anagrafica.
Un poco più tardi, ovvero nella fase della vita che mi pregio di attraversare, subentra la seconda riflessione: in essa, la spinta a fare, approfittare delle occasioni e a non sprecare tempo si fa perfino più impellente ma, visto che le energie lentamente scemano, si incomincia a pensare anche a ciò che non si vorrebbe fare più, alle illusioni che meglio sarebbe scrollarsi di dosso, agli sforzi dilettanteschi che ci rendono patetici e bene sarebbe mettere da parte.
Potremmo chiamarle pulizie d’autunno, se volete, o di tarda estate. L’operazione assomiglia anche allo sgombero del solaio, o alla fatidica decisione con cui si decide di far spazio in cantina. Penso che trascorrerò il mio compleanno - quando sarà, chi lo sa? - indugiando in questa analisi: a che cosa rinunciare una volta per tutte? La cosa evidente, urgentissima, sarebbe di lasciar perdere con la scrittura - un bel regalo, oltre che per me, anche per voi -: il buon proposito c’è, vedremo se riuscirò ad applicarlo. Prima ancora, bisognerebbe smetterla di guardare alle cose giudicandole in base alla potenzialità che hanno di essere poi scritte o meno. Sarebbe una perdita, questa, non c’è dubbio: ma assomiglierebbe tanto a una liberazione.
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