E’ sempre un’operazione delicata avvicinarsi alla signora Malinpeggio nel periodo di Capodanno. Mentre a Natale è in grado di accogliere e ricambiare gli auguri con perfetta grazia e assoluta soavità, basta dirle “buon anno!” per metterla di cattivo umore. Peggio ancora, si rischia di provocarle impennate della pressione arteriosa e, soprattutto, movimenti inconsulti degli arti superiori .Capita spesso che, afferrato un oggetto contundente a caso, la signora fletta i muscoli e li rilasci - un’azione certo involontaria - così che l’oggetto stesso, proiettato a distanza e compiuta una lunga parabola, atterri sulla testa di chi le ha rivolto l’augurio di cui sopra.
È dunque con cautela che, recando l’offerta di un panettone artigianale, busso alla sua porta. Nella testa ripasso gli argomenti da evitare: auguri generici, auguri specifici, propositi per l’anno che viene, oroscopi (occidentale e cinese), bilancio consuntivo del 2014, bilancio di previsione del 2015, cenoni, danze e botti. È ammesso qualche accenno ai cotillons, ma con prudenza.
«Buongiorno signora. Come sta?»
«Non c’è male. A cosa devo il piacere?»
«Una semplice visita di cortesia. È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati».
«Ha ragione. Ma il tempo vola, come si dice, quindi in realtà sembra ieri».
«Già. Bene! Sono proprio contento di averla rivista».
«Piacere mio e grazie per il panettone. C’è altro?»
«No, assolutamente».
«Non sarà il caso che lei si sia presentato qui in virtù di una certa scadenza sul calendario?»
«Quale calendario?»
«Quello che fa finire l’anno e, nella sua testa, insinua l’urgenza di scambiare espressioni scaramantiche, giocose quanto prive di contenuto?»
«Ma si figuri!»
«Peccato» fa la signora. «Ci avrei tenuto a farle gli auguri».
E chiude la porta.
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