Ammiro la tenacia perché ne possiedo in ristrettissima misura. La ammiro anche quando, a rigor di logica e per bontà di sentimento, bisognerebbe detestarla. Con la tenacia si possono compiere grandi imprese e soprattutto riscattare vite mediocri: era un pessimo pittore, diranno le biografie, ma nessuno ha sporcato tante tele quanto lui.
Oggi ammiro la tenacia dei commentatori online, specie quelli - e sono la maggioranza - che trovano qualcosa da dire in ogni occasione e in calce a qualsiasi argomento. Soprattutto, lo fanno sempre: tutti i giorni per tutto il giorno.
Un po’ barano, bisogna dirlo, perché non è proprio vero che hanno sempre qualcosa da dire: più che altro, dicono sempre la stessa cosa, di qualunque argomento si stia “parlando”. A ossessionarli, spesso, è il governo, o più ancora l’Europa. Ci sono poi i migranti, i centri sociali e, qualche volta, i sindaci dei Comuni di residenza. Dunque, oltre all’insistenza, c’è in loro l’abilità, quasi sovrannaturale, di piegare ogni spartito fino a fargli ripetere il motivetto a loro congeniale. Un articolo sulle tecniche di pesca delle carpe in laghetto? Tempo due righe e si sarà trasformato in un’invettiva sull’invasione - sempre «programmata» - da parte degli stranieri. La descrizione dei sintomi del lupus eritematoso sistemico? Con un dribbling secco alla Cristiano Ronaldo, eccola trasformata in un pistolotto contro gli attentati alla Costituzione, la sovranità dei governi e la purezza della razza ariana.
Di tutto ciò, mi piace in particolare l’ostinazione iettatoria di chi, di fronte a una notizia che tratta di emergenza o crisi (e quasi tutte le notizie trattano di questo) scrive, immancabilmente, le stesse tre parole: «È solo l’inizio». Un tragico vaticinio che, guardato da vicino, è semplicemente mutuato dalla pesca alla carpa di cui sopra. Serve a pasturare, a preparare l’acqua, in modo che, prima o poi, abbocchi l’occasione di annunciare: «Io l’avevo detto!»
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