E tu?

E tu?

I due anziani gentiluomini si incontrano in piazza, sotto i miei occhi. Ammiro il loro portamento fiero e i capelli bianchi, quasi candidi, che svettano come bandiere medievali.

«Carissimo, quanto tempo! È un piacere vederti. Come vanno le cose?»

«Come vuoi che vadano? Un disastro. Non si fa altro che pagare tasse. Irpef, Imu, Irap, Iva. E poi il bollo, la tassa dei rifiuti e chi più ne ha più ne metta. Io dico che sono ammattiti».

«Hai ragione, caro mio, hai ragione. Ma cosa vuoi farci: quei signori hanno in mano il martello, e giù a picchiar duro. Bum, bum, bum. Sempre sulle nostre teste. Ma non hanno capito che, qua, non ce n’è più?»

«Macché. Gli manca solo di tassare l’aria. Una boccata: cinquanta centesimi prego. Te lo dico io come vanno le cose: in questo Paese chi ha un po’ di iniziativa, chi si dà da fare, lo ammazzano. Bisogna non far niente, star lì a guardare: allora sì che vai bene».

«Proprio così. Qui, chi gestisce una piccola attività lo spremono finché non ne ha più. Ma così è finita, così non andiamo da nessuna parte».

«E a pagare siamo solo noialtri. Perché giù al Sud, quelli là, mica pagano niente. Secondo te la pagano l’Imu a Napoli? Non sanno neanche che cos’è, l’Imu, a Napoli!»

«E noi giù a pagare anche per loro. Non ci va di sicuro, Equitalia, a chiedergli l’Imu a quelli là. Poi leggi nel giornale che il tale imprenditore si è ammazzato. E ci credo. La gente perbene, se non riesce a pagare i debiti, si ammazza. I criminali no, quelli invece non ci pensano neanche ad ammazzarsi».

«Proprio così. È tutto alla rovescia, tutto un disastro. E la gente come noi ha l’acqua alla gola. A proposito, vacanze quest’anno?»

«Ho fatto un mesetto di montagna. A settembre, usciamo con la barca. E tu?»

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