Se il mondo fosse un grande condominio - e in fondo lo è - potremmo dire che Kim Jong-un, il dittatore nordcoreano, rappresenta il vicino di pianerottolo che nessuno vuole. Quello che cammina coi tacchi, tiene la musica alta, spilla acqua dai gerani e lancia missili intercontinentali in giardino.
Il guaio è che né l’assemblea né qualche singolo condomino particolarmente irritato è davvero in grado di buttarlo fuori. Eliminare la Corea del Nord significherebbe avere una Corea unita e la Cina non vuole una Corea unita filo-occidentale al suo confine. A pensarci bene, neppure il Giappone vuole una Corea unita: già soffre la concorrenza di mezza Corea figuriamoci quella di una Corea intera.
Inoltre, per quanto rapidamente un intervento militare coordinato tra Usa e Corea del Sud potrebbe annientare l’apparato guerresco del Nord, non c’è dubbio che l’artiglieria di Kim farebbe in tempo a colpire duramente Seul, che si trova ad appena 56 chilometri dal confine. Centinaia, probabilmente migliaia di morti e un esodo di massa (Seul ha circa 10 milioni di abitanti, più del doppio considerando l’area urbana che la circonda) dalle conseguenze catastrofiche.
Ecco in soldoni perché Kim può permettersi di continuare a fare il pirla e sbeffeggiare Occidente e Oriente. Almeno finché qualcuno troverà un modo sicuro per consegnargli l’ingiunzione di sfratto. Intanto, eccolo che ricomincia con i tacchi...
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