Elogio della porta

Nell'annunciare al mondo l'apertura del nuovo quartier generale di Facebook, Mark Zuckerberg ha voluto precisare che si tratta del "più grande open space del mondo, una sola stanza che può accomodare migliaia di persone"; questo perché, ha spiegato, "volevamo disporre dello spazio ideale per far lavorare insieme i nostri ingegneri".

Tutto ciò impone d'urgenza alcune considerazioni. Prima di tutto bisogna osservare che Zuckerberg parla di open space intendendolo evidentemente come una gran bella cosa: curioso, in fondo, che l'ideatore di un sistema informatico che mette in contatto le persone senza alcun bisogno della loro presenza fisica dia tanta importanza alla coabitazione, per così dire, spaziale.

Secondariamente, immagino che si sia arrivati a definire la nuova sede open space grazie a una serie di riunioni tra Zuckerberg stesso, l'archistar incaricata del progetto, Frank Gehry, e alcuni alti manager dell'azienda. Incontri, ne sono certo, convocati in uffici o sale riunioni private, al riparo dagli occhi del primo "nostro ingegnere" che si fosse trovato a passare nei paraggi.

Senza voler negare i vantaggi apportati negli uffici dall'abbattimento di pareti inutili e dall'eliminazione di cellette, cubicoli, scomparti e angolini nei quali cresce rigogliosa la muffa del fancazzismo, sarebbe ora di considerare anche i pregi o, se non altro, l'intima comunione con la sostanza umana che presenta il concetto di privacy. Nel disegnare gli spazi in cui ci immergeremo, gli architetti considerano la nostra natura come materia plasmabile: dicono di volerci incoraggiare a certi comportamenti, in realtà ci costringono ad adattarci. Zuckerberg sarà soddisfatto di vedere i suoi ingegneri lavorare insieme, ma dubito che rinuncerà a porre tra sé e loro la protezione di una parete. Ecco perché, magari solo come esercizio fine a se stesso, mi auguro che una archistar decida un giorno di mettersi al tavolo da disegno o al computer per concepire finalmente un omaggio a un umile accessorio, ora dimenticato ma capace per secoli di servire l'uomo: la porta.

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