Elogio di un coniglio per il suo 25° compleanno

Un giorno bisognerà mettersi d’impegno e contare, se non altro a fini statistici, quante Italie ci sono in giro.

Di sicuro c’è l’Italia dei social e degli odiatori seriali, un fenomeno ormai innegabile al quale peraltro non si dovrebbe presentare soverchia attenzione proprio perché di attenzione si alimenta: dolersene ogni momento non fa che incoraggiarlo. Meglio farsi attenti a chi se lo merita e rappresenta una delle molteplici Italie che, al di là della retorica del Mulino Bianco e delle Frecce Tricolori e senza necessariamente produrre Pil o audience, rendono la Penisola tutto sommato ancora vivacchiabile se non del tutto vivibile.

Tra queste commendevoli Italie troviamo quella del “Ruggito del Coniglio”, la trasmissione quotidiana di Rai Radio2 che in questi giorni festeggia il suo 25° compleanno.

A essere precisi l’Italia alla quale qui alludiamo è rappresentata più dagli ascoltatori del “Ruggito” che non dalla trasmissione stessa, ma senza i protagonisti al microfono - Marco Presta e Antonello Dose - non ci sarebbero i protagonisti all’altoparlante se così si può dire: diamo dunque al Coniglio quel che è del Coniglio.

Resta il fatto che, sottoposta alle gentili sollecitazioni dei due autori-conduttori, l’Italia di cui sopra dà il meglio di sé, eccellendo per ironia e, ancor meglio, per auto-ironia, rivelandosi capace di uno spirito satirico lieve e sferzante che nulla ha a che vedere con le asprezze di certi circoli in cui l’ignoranza va a braccetto con la protervia.

Invitando gli ascoltatori a declinare esperienze personali suggerite dalle quotidiane allegorie dei notiziari («Conte è isolato. Raccontateci dell’ultima volta che vi siete sentiti isolati»), Presta e Dose in 25 anni hanno allestito una preziosa galleria di raccontini buffi, impacci risolti con buona disposizione d’animo, contrattempi dai quali non di rado scaturisce una filosofia tanto spiccia quanto utile. Soprattutto, uscendo allo scoperto con la voce e presi dall’emozione di sapersi diffusi in diretta sull’intero territorio nazionale, gli italiani che rispondono all’appello mantengono un contegno decente, amabile, capace di trasformare la goffaggine in grazia e l’occasionale dabbenaggine in un simpatico tornasole d’umanità.

Proprio quel che non accade nelle trincee delle connessioni remote e anonime, dove l’astio non si scioglie al sole dei comuni difetti e manca di stemperarsi nella constatazione che, privati del nostro scudo di moralisti e bislacchi autocrati, siamo tutti esseri patetici ai quali solo il sorriso offre un sicuro riscatto.

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