Forse sono stato disattento, forse ho voluto cullarmi nell'illusione. Eppure, da qualche giorno, ho la fortissima impressione che i media italiani siano improvvisamente rinsaviti. La ragione è semplice: nonostante l'intensa ondata di caldo tutt'ora in corso, ancora non mi sono imbattuto in nessun mezzo di comunicazione – giornale, telegiornale, sito web – che abba lanciato il fatidico servizio “Come difendersi dal caldo”.
Io credo che tutti noi ricordiamo il tono, tra il paternalistico e l'accondiscendente, di questi meravigliosi esempi di prosa. Partendo dall'assunto che il quoziente di intelligenza degli italiani non è misurabile se non con strumenti elettronici, il servizio raccomandava – stavo per dire “caldamente” - di “non esporsi nelle ore più torride della giornata, specie se si è anziani”, di “bere molti liquidi” - come se fosse possibile, in alternativa, bere molti solidi - ma non di natura alcolica. Inoltre, a pranzo e cena, meglio stare leggeri: frutta e verdura in quantità, nonostante a 38 gradi, di solito, scatti un'immediata brama per polenta e brasato. Servizi di questa fattura garantivano un beneficio sociale istantaneamente percepibile: prima che venissero pubblicati o mandati in onda era frequentissimo imbattersi, verso l'una di pomeriggio a Ferragosto, in smarriti vecchietti i quali, attingendo profonde sorsate di whisky direttamente dalla bottiglia, vagavano per le città in cerca di locali che proponessero loro abbondanti porzioni di trippa o di cassoeula.
Per fortuna, grazie alla martellante campagna degli organi d'informazione, oggi questi pericoli non ci sono più e gli anziani trascorrono meno tempo sotto il solleone a cercare di smaltire sbornia e fegato alla veneziana. Il messaggio deve essere passato in via definitiva perché, se non vado errato, i giornali quest'anno hanno ammainato il classico servizio sull'afa. Un segnale di rinsavimento della popolazione e, soprattutto, dei media stessi. Varrebbe la pena di festeggiare a cognac e bagna càuda.
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