Estate in Sicilia

I tempi, i modi e le parole con cui il Senato della Repubblica è giunto alla discussione finale sulle unioni civili potrebbero avere suscitato in molti di noi, che romanticamente leghiamo l’idea di democrazia a quella di intelligenza, qualche perplessità. In effetti, la storia parlamentare italiana ha scritto in passato pagine migliori, anche se niente che non si legga da cima a fondo nel tempo necessario a proporre un emendamento.

Per fortuna, altri organismi democratici funzionano con ben diversa determinazione ed efficienza, intervenendo a portare beneficio laddove, nel Paese, se ne sente il bisogno. È il caso dell’Ars, Assemblea regionale siciliana che, a seguito di un voto caratterizzato, riferisce il Giornale di Sicilia, da «violente polemiche», ha approvato una norma della finanziaria che consente ai lidi balneari di aprire tutto l’anno.

Sono certo che troppi, tra noi, si sono fatti a lungo un’idea sbagliata della Sicilia, collocandola con faciloneria nel Mediterraneo e attribuendole un clima tendente al caldo per gran parte dell’anno: pregiudizi che ci spingevano a credere come, laggiù, l’attività degli stabilimenti balneari dovesse essere pressoché ininterrotta. Niente affatto: fino al voto dell’Assemblea regionale, i mesi previsti di apertura erano quattro, non uno di più. Per tutto il resto dell’anno, chiusura forzata.

Questo, naturalmente, non vuol dire che nessuno facesse il bagno se non per quattro mesi all’anno: con spirito anarchico e poco istituzionale, molti siciliani e moltissimi loro ospiti sguazzavano lo stesso anche fuori periodo. Senza i servizi offerti dagli stabilimenti, però: solo in virtù di una logica non asservita alla burocrazia.

Leggo che, oggi, il voto regionale viene salutato come una conquista da cui ci si aspetta il «rilancio del turismo». Di questo passo, e con questo spirito, non è azzardato ipotizzare una deregulation della granita.

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