A volte l'inghippo sta nel come si presenta una questione. Per esempio: tutti oggi si chiedono che cosa succederebbe se l'Europa dovesse buttar fuori la Grecia. E giù a dipingere scenari foschi per gli europei ma soprattutto per i poveri greci. Inflazione, disoccupazione, recessione, tutto quanto di negativo finisce in "one" con l'aggiunta di una parolina squillante ma temibile: povertà. Nessuno si chiede che cosa accadrebbe se, al contrario, fosse la Grecia a buttar fuori l'Europa. Peraltro, fossi greco, è proprio questa la strategia che suggerirei al mio Paese: diseredare il continente.
Dopo un bell'annuncio ufficiale, manderei migliaia e migliaia di greci in giro per l'Europa ad assicurarsi che nessuno, tra i diseredati, approfitti di cose che non gli appartengono più. Al primo politico che ancora tromboneggi di «primato della democrazia», l'emissario di turno potrebbe far presente che "democrazia" è parola di origine greca - da dèmos ("popolo") e kràtos ("forza, governo") - e che pertanto parli pure di «primato di Gigino, Paoletta o Gastone, ma di democrazia no, grazie, che quella è roba nostra».
Stesso principio vale per "aeronautica" (nulla di umano che voli nel cielo può prescindere dal greco), "politica", "sindaco", quasi tutta la terminologia medica e chimica (nonché la parola "terminologia"): neppure l'ossigeno rimarrebbe agli europei, considerato che deriva tra l'altro da "oxys" ("acido"). In geometria il continente avrebbe i suoi bei problemi, visto che lo specifico triangolo non potrebbe essere più "isoscele" e bisognerebbe trovare un altro modo per chiamarlo.
Vien da chiedersi se, sottratta ogni cosa di origine greca, sia possibile o valga la pena parlare ancora di Europa. Forse l'idea stessa di Europa scomparirebbe, o meglio svanirebbe nel mito come la creatura cui deve il suo nome, una fanciulla di origine, va da sé, greca.
Dopo un bell'annuncio ufficiale, manderei migliaia e migliaia di greci in giro per l'Europa ad assicurarsi che nessuno, tra i diseredati, approfitti di cose che non gli appartengono più. Al primo politico che ancora tromboneggi di «primato della democrazia», l'emissario di turno potrebbe far presente che "democrazia" è parola di origine greca - da dèmos ("popolo") e kràtos ("forza, governo") - e che pertanto parli pure di «primato di Gigino, Paoletta o Gastone, ma di democrazia no, grazie, che quella è roba nostra».
Stesso principio vale per "aeronautica" (nulla di umano che voli nel cielo può prescindere dal greco), "politica", "sindaco", quasi tutta la terminologia medica e chimica (nonché la parola "terminologia"): neppure l'ossigeno rimarrebbe agli europei, considerato che deriva tra l'altro da "oxys" ("acido"). In geometria il continente avrebbe i suoi bei problemi, visto che lo specifico triangolo non potrebbe essere più "isoscele" e bisognerebbe trovare un altro modo per chiamarlo.
Vien da chiedersi se, sottratta ogni cosa di origine greca, sia possibile o valga la pena parlare ancora di Europa. Forse l'idea stessa di Europa scomparirebbe, o meglio svanirebbe nel mito come la creatura cui deve il suo nome, una fanciulla di origine, va da sé, greca.
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