Europeisti anonimi

Un Nobel per la Pace non lo auguro a nessuno. Finiscono per assomigliare, i vincitori, a quel tale Derossi, il più bravo e il più bello della scolaresca deamicisiana, sorta di elfo biondo che appare - la sua presenza ha infatti sempre un che di sovrannaturale - tra le pagine di "Cuore". Di bello, bravo e biondo si è detto: non va dimenticato che Derossi era anche generoso, altruista e ricco. A De Amicis può essere sfuggito, ma adesso che non ci sente possiamo dirlo: il suo Derossi ci stava sulle balle.

Stessa cosa, evidentemente, accade ai Nobel per la Pace. Chi se lo vede assegnare si aspetti un mare di critiche: «E non è vero che non fa mai la guerra, e che cosa ha fatto per meritarselo, e una volta lo chiamavano terrorista e io l’ho visto parcheggiare in seconda fila». L’aureola di Pacificatore indispone e scatena commenti malevoli. Stessa cosa è accaduta con l’Unione europea, che ha ricevuto il premio appena l’altro giorno.

Da questa umile tribuna, vorrei spezzare una lancia (appunto) in favore della povera Europa. Molti hanno sottolineato l’estrema ipocrisia contenuta nel gesto di assegnare un premio per la pace a un organismo i cui Stati membri, non molto tempo fa, martellavano di bombe un certo Gheddafi. Io dico: guardiamo la faccenda sotto un profilo storico. Dati i suoi precedenti, l’Europa sta facendo meraviglie nel tenersi lontana da battaglie e guerreggiamenti. Dai tempi antichi, con gli eserciti di Roma a scorrazzare per ogni dove, fino a Napoleone e alle guerre moderne - interne, coloniali e mondiali - l’Europa ha sempre combattuto. Oggi, dimostra un commendevole anche se imperfetto contenimento. È facile pacifisteggiare quando non si è mai sbudellato qualcuno, meno quando la natura stessa di massacratori ci pervade in ogni fibra. Io elogio l’Unione per questa suo ammirevole sforzo di astinenza. Solo, ribattezzerei tutta la baracca "Europeisti anonimi".

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