Faccenda asciutta

Tra le tante fotografie di guerra passate alla storia - indimenticabili quelle scattate in Spagna e in Sicilia da Robert Capa - ce n’è una che, da sola, rappresenta tutto il conflitto del Vietnam e, con esso, l’assurdità e le contraddizioni di un’intera epoca.

La foto ha per ambientazione una strada tra le risaie, sullo sfondo si alzano colonne di fumo nero, effetto dei bombardamenti al napalm. Tra i soldati che, quasi indolenti, si allontanano dalla zona colpita, ci sono alcuni bambini che, invece, scappano terrorizzati. Tra essi, una bambina che grida di dolore e terrore: è completamente nuda, il corpicino tormentato dalle fiamme inestinguibili del composto incendiario.

Lo scatto fruttò, se così si può dire, il premio Pulitzer al fotografo vietnamita Nick Ut, mentre per la bambina ferita, Kim Phuc, oggi una signora di 52 anni residente in Canada, ebbe inizio un’odissea di cure mediche e interventi chirurgici.

Un’odissea di tale difficoltà e lunghezza che, scopriamo oggi, non è ancora finita. Anche se, speriamo, la conclusione dovrebbe essere ormai prossima: Kim sta per sottoporsi a una serie di interventi che, grazie a un laser di nuova concezione, potranno eliminare anche le ultime cicatrici rimaste di quell’orribile momento. Gli interventi si svolgeranno presso una clinica statunitense, precisamente nello stato della Florida.

Credo che neppure un ciglio possa rimanere asciutto nel pensare che oggi, a 43 anni da quello scatto, una sofisticata tecnologia americana verrà impiegata per cancellare, letteralmente, l’ultima traccia delle ferite inferte sul corpo di una bambina da una tecnologia altrettanto americana ma molto più brutale. Un senso di redenzione e di ravvedimento, di pentimento e perdono che solo il pianto può esprimere. Naturalmente, il giorno che smetteremo di tirare bombe su grandi e piccini non ci sarà più bisogno di lacrime. Niente redenzioni, niente pentimenti: solo pace. Faccenda notoriamente asciutta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA