Ora che se ne è andata, si potrebbe pensare a fare di lei una sorta di patronessa del giornalismo al femminile. Non che il giornalismo in sé abbia un genere, ma per tanti motivi le donne che affrontano questa professione meriterebbero una figura di riferimento. Nessuna, a mio avviso, meglio di Clare Hollingworth.
So bene che molti vorrebbero calare l’autorevole carta di Oriana Fallaci, mentre altri spingerebbero la candidatura di Tina Merlin e altri ancora insisterebbero per Camilla Cederna. Non temo di passare per esterofilo e ribadisco: Clare Hollingworth.
Nata il 10 ottobre 1911 e morta ieri a Hong Kong (fate due conti: aveva 105 anni), la giornalista britannica legò il suo nome a quello che, al tempo, venne descritto come «scoop del secolo». Difficile ancora oggi scalzare questa definizione, se ci siamo costretti è solo perché ci troviamo in un secolo diverso. Lo scoop di Clare fu quello di annunciare, prima fra tutti, l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Clare lavorava da meno di una settimana per il Daily Telegraph quando, nel 1939, fu mandata in Polonia per un reportage sulle crescenti tensioni politiche in Europa. Una volta in terra polacca, persuase il console britannico di Katowice a prestarle auto e autista per spingersi fino in Germania. Così, nei pressi del confine, ebbe modo di vedere con i suoi occhi l’impressionante ammassamento di truppe, carri armati e mezzi blindati pronti a invadere la Polonia. Il mattino dopo, reggendo la cornetta fuori dalla finestra, trasmise all’ambasciata inglese di Varsavia il rumore della colonna tedesca in movimento. Il rumore della guerra.
Non sentì il bisogno, Clare, di azzardare ispirati vaticini o pesanti sarcasmi né di esigere immediate condivisioni, così come si astenne dal gridare vergogna e tutti a casa. Fece il suo mestiere e basta. E come accade sempre quando il suddetto mestiere è fatto bene, fece anche la differenza.
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