Il prossimo a dire - o più probabilmente scrivere - che non dobbiamo permettere ai terroristi di cambiarci la vita farebbe meglio, secondo me, a comprarsi uno specchio e a usarlo.
Sentiamo tutti il rumore di fondo dell'umanità che si macera nel desiderio di tornare alla vita normale ma, oltre ai fetentoni senza rispetto per la vita, la grazia, la logica e il gusto, c'è la cantilena, non complice ma comunque assordante, dell'ossesso raccontare giornalistico di un'emergenza che è sempre meno concreta e afferrabile e pertanto sempre più spettacolare.
"Viviamo le nostre vite senza permettere agli assassini di condizionarci" dicono i commentatori di cui sopra, e intanto i loro giornali e i loro siti sono pieni di articoli sull'Isis e tutto il resto viene trattato, senza pudore, come secondario e opzionale: un vuoto a perdere. Un po' di calcio, l'allenatore dell'Inter che vola a gambe all'aria cercando di colpire il pallone, ricette, nuove "app" essenziali per il telefonino, i migliori vini in vendita per meno di dieci euro la bottiglia: questa, evidentemente, la vita che i media vorrebbero tornassimo a vivere se non ci fosse sulle nostre teste la minaccia del terrorismo. Bisognerà far sapere loro che la nostra esistenza non era così prima degli spari e dei kamikaze, non lo è adesso che l'umanità è sprofondata in questa spirale di indecenza morale, oscurantismo e psicosi e non lo sarà neanche dopo, quando risalirà.
Il fatto è che tutti noi abbiamo continuato a vivere comunque, perché lavorare, socializzare, amare, uscire per strada e perfino divertirci è essenziale alla nostra natura di esseri intelligenti, economici e spirituali. Alla vita di tutti noi si è semplicemente aggiunto uno strato d'ansia: non il primo, non il più coriaceo. Se volessero occuparsi di noi più da vicino, i media magari dovrebbero affiancare ai reportage sul terrorismo notizie che riguardano cose concrete, utili e stimolanti, non storie periferiche, epidermiche e pronte all'uso. Soprattutto, invece di dare i consigli dovrebbero essere disposti ad accoglierli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA