Provate a immaginare: avete 18 anni e tutti vi odiano. Non proprio tutti: il vostro procuratore, per esempio, non vi odia affatto. E neppure il vostro consulente finanziario. C’è poi la famiglia: quella vi ha sempre amato, e adesso, c’è da giurarlo, anche di più.
Tutti gli altri, però, vi odiano. I tifosi della squadra per cui avete giocato fino a ieri, che si sentono traditi, e quelli delle squadre avversarie, che godono della vicenda ma sospettano di voi: amate solo i soldi, dicono, non la maglia. Alla larga.
Anche la Rete, in senso generico, vi odia: lo si deduce dagli infiniti post che vi insultano e vi prendono in giro e dai rozzi fotomontaggi nei quali vi si vede baciare non già il simbolo della maglia ma quello dell’euro.
A essere precisi, la Rete vi ama anche se di nascosto. Forse addirittura non lo sa e non lo pensa, ma vi ama: quelli che la usano per certi scopi, e sono tanti, non aspettano altro che un facile bersaglio metta fuori la testa. Che soddisfazione a insultarlo! Che goduria nello sfotterlo. Dovrebbero esservi grati, altroché, per quanto - ufficialmente – continuino a odiarvi.
Immaginato tutto questo, e in considerazione dei vostri 18 anni, che fate? Vi chiudete in cameretta a piangere, circondati dagli affetti più cari (famiglia, procuratore, commercialista), e, pensando ai milioni che presto guadagnerete, vi consolate? Oppure c’è la possibilità che non vi riprendiate più, feriti a morte nel rispetto di voi stessi, svergognati nella vostra giovanile avidità?
C’è il caso, naturalmente, che tra qualche giorno un politico finirà in manette e un presentatore dirà una castroneria. Senza contare che la valanga di foto su Instagram delle stelline tv in bikini è ormai imminente. Allora vi dimenticheranno, e voi resterete con i tanti milioni in banca e un giuramento di amicizia perenne da parte del commercialista. Avrete vinto voi, insomma. O quantomeno fatto pari con questo mondo patetico.
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