Finché scadenza non vi separi

Finché scadenza non vi separi

"La crisi è finita" esultano i giornali americani e aggiungono: "Sapete come ce ne siamo accorti? Facile: voialtri, i cittadini comuni, avete ricominciato a divorziare".
Lo scrive il "Financial Times" non il Gazzettino delle Bubbole: durante tutto il biennio 2008-2009, nel pieno della crisi finanziaria internazionale, le coppie statunitensi tiravano la cinghia ma non si separavano: non per un ritrovato Amore ai Tempi del Collasso, beninteso, piuttosto perché non se lo potevano permettere. Dal 2010, però, l’industria delle separazioni ha ripreso a marciare: coppie scoppiate tornano a comparire davanti ai giudici e gli avvocati divorzisti hanno ricominciato a ordinare sigari di gran marca e lussuosi yacht d’altura.
La morale di tutto ciò, quantomai scontata, è però inevitabile e va detta. In tempi difficili quando una cosa si rompe, la si aggiusta; quando invece le cose vanno meglio, la si butta e se ne compra un’altra. Il matrimonio non fa eccezione: è un bene soggetto a usura e, probabilmente, anche ad aggiornamenti commerciali. Pare che adesso ne facciano di superaccessoriati: aria condizionata, internet veloce, film sexy "on demand" per riaccendere le notti torpide. L’amore, per chi ci tiene, è un extra disponibile: basta pagarlo, caro si intende. Magari legandosi a un mutuo che avrà l’onore, quello, di essere l’unico contratto personale rimasto a non ammettere divorzio: uniti, rata dopo rata, finché scadenza non vi separi.

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