Fine di una carriera

Fine di una carriera

Naturalmente è buona cosa mantenere, come si dice con espressione diffusa, un «alto livello di guardia» contro la criminalità. Cronache molto recenti ci hanno dato riscontro di quanto sia diffuso il fenomeno e, soprattutto, di quanto sia profondo: criminalità incrostata nell’imprenditoria, nell’economia, eccetera.
In questo «drammatico scenario» - tanto per insistere con il linguaggio precotto - uno «squarcio di speranza» (difficile smettere...) è offerto dalla constatazione che, non di rado, la criminalità è stupida. Un esempio lampante lo offre la disavventura toccata l’altro giorno a un giovane romano il quale, avendo evidentemente deciso di abbracciare la professione criminale, portava con sé, nello zaino, un chilo di hashish. Con il tesoretto nello zainetto, il nostro Al Capone si è recato a far shopping all’Ikea dell’Anagnina. Forse necessitava di un armadio nel quale custodire i futuri proventi dello spaccio di droga, o forse di altri elementi d’arredamento. Certo, scegliendo l’Ikea non dimostrava di contare troppo su prossimi, ingenti guadagni ma tant’è: ognuno sistema casa come vuole e non si vede perché questo diritto debba essere negato a un onesto delinquente.
Il problema è che, durante lo shopping, ha dimenticato lo zainetto alle casse. La polizia non ha fatto altro che invitare, all’interfono, «chiunque avesse smarrito uno zainetto» a presentarsi per la restituzione. Il nostro aspirante Lucky Luciano lo ha fatto. Fine di una carriera criminale che avrebbe potuto regalarci emozioni straordinarie.

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