Avrete di certo già sentito questa notizia ma, per sicurezza, la riporto così come riferita, ieri mattina, dall’agenzia Ansa: «PARMA - Hanno segato le sbarre della cella e si sono calati con le lenzuola i due detenuti albanesi evasi dal carcere di via Burla a Parma. Potrebbero risalire alla serata di ieri, secondo informazioni da confermare, i colloqui avuti dai due evasi con i familiari».
Una premessa: non approvo che i detenuti evadano. D’accordo che le carceri sono sovraffollate, d’accordo che c’è sempre da temere una visita a sorpresa di Emma Bonino e d’accordo anche che a qualcuno toccherà pure finire in cella con Fabrizio Corona: tutto ciò suscita simpatia umana ma non giustifica alcuna iniziativa di auto-dimissione dagli istituti penitenziali. Ciò detto, devo riconoscere che, se proprio si ritiene necessario scappare di galera, il sistema usato dai due albanesi è senz’altro il migliore. Non solo si tratta di un metodo incruento: esso è anche in linea con la tradizione del genere. Le sbarre segate, le lenzuola che rimangono a penzolare lungo il muraglione del carcere appartengono, più che alla cronaca nera, all’iconografia dei fumetti e, ancora meglio, alle vignette umoristiche dei periodici di un tempo, che le piazzavano tra un rebus e un cruciverba: il tutto evoca, involontariamente e a confronto con la quotidiana efferatezza del crimine, sentimenti di tenerezza. Se poi i due avessero segato le sbarre grazie a una lima arrivata loro occultata nella pagnotta, il quadro sarebbe perfetto: a illuderci che ciò sia avvenuto ci autorizza quell’accenno ai «colloqui con i familiari».
Nonostante la realtà sia ben diversa e nonostante il riflesso negativo di due criminali in più a piede libero (uno è addirittura un omicida), la vicenda, se mescolata all’immaginazione, ci concede di esorcizzare almeno un poco la solita, bieca cronaca nera. In questo troviamo conforto nel comunicato ufficiale della Questura: «Chiunque dovesse intercettare i due evasi, è pregato di riconsegnarli alla Settimana Enigmistica».
Una premessa: non approvo che i detenuti evadano. D’accordo che le carceri sono sovraffollate, d’accordo che c’è sempre da temere una visita a sorpresa di Emma Bonino e d’accordo anche che a qualcuno toccherà pure finire in cella con Fabrizio Corona: tutto ciò suscita simpatia umana ma non giustifica alcuna iniziativa di auto-dimissione dagli istituti penitenziali. Ciò detto, devo riconoscere che, se proprio si ritiene necessario scappare di galera, il sistema usato dai due albanesi è senz’altro il migliore. Non solo si tratta di un metodo incruento: esso è anche in linea con la tradizione del genere. Le sbarre segate, le lenzuola che rimangono a penzolare lungo il muraglione del carcere appartengono, più che alla cronaca nera, all’iconografia dei fumetti e, ancora meglio, alle vignette umoristiche dei periodici di un tempo, che le piazzavano tra un rebus e un cruciverba: il tutto evoca, involontariamente e a confronto con la quotidiana efferatezza del crimine, sentimenti di tenerezza. Se poi i due avessero segato le sbarre grazie a una lima arrivata loro occultata nella pagnotta, il quadro sarebbe perfetto: a illuderci che ciò sia avvenuto ci autorizza quell’accenno ai «colloqui con i familiari».
Nonostante la realtà sia ben diversa e nonostante il riflesso negativo di due criminali in più a piede libero (uno è addirittura un omicida), la vicenda, se mescolata all’immaginazione, ci concede di esorcizzare almeno un poco la solita, bieca cronaca nera. In questo troviamo conforto nel comunicato ufficiale della Questura: «Chiunque dovesse intercettare i due evasi, è pregato di riconsegnarli alla Settimana Enigmistica».
© RIPRODUZIONE RISERVATA