Fuori dai cento

Fuori dai cento

Ogni anno, di questi tempi, un brivido mi percorre la schiena: e se...? Dunque, corro all'edizione online della rivista “Time” e controllo se il mio nome è per caso stato incluso della lista delle “100 persone più influenti del mondo”.
Anche quest'anno è andata bene: non si sono accorti di me. Potete ridere, se volete, o più probabilmente preferireste compatirmi, ma l'ultima cosa che voglio è essere “influente”.
Scorro la lista: è più o meno spartita tra leader politici e terroristi (uniti sotto un comune tetto, il che senza dubbio fa pensare) con l'aggiunta di una nutrita pattuglia di finanzieri e industriali (c'è, unico italiano, Sergio Marchionne), santoni del web e dei media, qualche scrittore, ancor meno attori e un pugno di musicisti (Sting e Patti Smith). Nonostante le invidiabili posizioni personali mi sembrano, tutti costoro, legati da un triste compito: influenzare un mondo che non chiede di essere ispirato ma si accontenta di ammirare e di farsi soggiogare, non coglie l'essenza di un esempio ma aspira a clonare esistenze particolarmente fortunate. Meglio non ispirare nessuno, allora, meglio non fornire esempi pronti a essere travisati, meglio non offrire occasioni per soffocare la già modesta corrente del pensiero individuale.
E poi, lo ammetto, è la soddisfazione più facile del mondo: scorrere, ogni anno, la lista di “Time”, essere certi di non trovare il proprio nome e sentirsi, per questa ragione soltanto, un poco più umani. Buona Pasqua.

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