Preparate i fazzoletti, sta per arrivare la storia di Athena Orchard. Saranno necessari, i fazzoletti, perché Athena è morta a 13 anni a causa di un cancro alle ossa e non importa che fosse inglese e abitasse lontano da noi, a Leicester (sì, proprio la città-meraviglia del calcio): il nostro sentimento di compassione sarà istantaneo perché, come sappiamo, non c’è passaporto per il dolore né lingua per la disperazione.
Oso aggiungere che i fazzoletti saranno utili a tamponare anche un secondo tipo di lacrime, ovvero quelle che sgorgano dalla speranza che, senza illuderci circa la natura faticosa e spesso crudele di questa vita, lascia filtrare in noi il calore appena necessario a impedire il congelamento dei sentimenti.
Pochi giorni dopo la morte di Athena, i genitori - Dean e Caroline Orchard - hanno scoperto qualcosa di sorprendente: un lungo messaggio scritto dalla figlia morente sul retro dello specchio appeso nella sua cameretta.
Non un testamento vero e proprio ma comunque un lascito: in tremila parole tutto ciò che una ragazzina ha potuto ricavare dall’impari confronto emotivo con la malattia e con la prospettiva della morte e, soprattutto, un santuario colmo di consigli - saggi senza essere pretenziosi - su come valorizzare al meglio i giorni che a ognuno di noi restano da vivere.
Come una tredicenne abbia potuto scrivere frasi così importanti, senza cedere alla disperazione né rifugiarsi nel sentimentalismo più pop, è un mistero. A noi (per ora) risparmiati dalla sventura non resta che farne tesoro. Il testo completo è troppo lungo per riportarlo qui. Vi invito alla scoperta: online lo si trova facilmente, per esempio al sito littlethings.com.
Citerò soltanto la formula magica che Athena suggerisce a noi adulti in cerca di certezze, conferme, successi, ambizioni e conquiste: «Lo scopo della vita è una vita piena di scopi». E adesso, fuori i fazzoletti.
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