Si potrebbe dire che, in un certo senso, ogni categoria umana ha la sua Cappella Sistina di riferimento. Con ciò riconoscendo negli affreschi michelangioleschi della Sistina un capolavoro universale, in grado di far breccia nell’animo di ogni appassionato d’arte. Ecco allora che anche un “geek” avrà la sua Cappella Sistina, anche se questa non sarà in Vaticano, e neppure a Roma, e non disporrà di una singola pennellata del maestro rinascimentale.
Bisognerà spiegare, a questo punto, che cosa si intende con “geek”. Pare sia un termine gergale americano per indicare chiunque, un po’ strambo all’apparenza, abbia una speciale inclinazione per una particolare materia, specie se scientifica e tecnologica o, più spesso, informatica. Direi dunque che, da noi, un “geek” sarebbe uno “smanettone” se solo avessi lo stomaco di scrivere la parola “smanettone” cosa che, a quanto pare, ho.
Persi tra un’app e una paginata di html5. i “geek” hanno elaborato una cultura tutta loro che, come ogni cultura, ha i suoi siti (nel senso di posti) imperdibili: storici, artistici, paesaggistici. Li propone in carrellata itworld.com sotto il titolo “I 15 posti più geek che dovete vedere prima di morire”. Il Grand Tour del terzo millennio va dalla grotta in Grecia nella quale, si suppone, Pitagora impartisse lezione, alla pizzeria (“Pinocchio’s”) frequentata da Mark Zuckerberg prima di diventare Mr. Facebook, dalla villetta nel cui garage Steve Jobs creò i primi computer Apple alla targa che, a Riverside, nello Iowa, segna il “futuro luogo di nascita” (l’evento è previsto per il 2228) del Capitano Kirk di Star Trek.
La galleria dei siti storici della tecnologia ha ben poco di solenne: parecchie villette suburbane, molti garage, una sala giochi e un 7-Eleven (quello frequentato da Matthew Broderick in “War Games”). Ci sono praticelli, aiuole, parcheggi e insegne da poche lire. Il che ci conferma in un lontano sospetto: il futuro dell’umanità è una periferia.
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