La notizia dell’arresto del vicepresidente della Regione Mario Mantovani, con l’accusa di concussione, corruzione e turbativa d’asta, mentre era diretto alla “Giornata della Trasparenza” contiene un’ovvia ironia ma, se ci si pensa, la coincidenza non è sufficientemente improbabile per essere sorprendente.
In altre parole: è ormai difficile, per le forze dell’ordine, arrestare un politico senza trovarlo impegnato in qualche iniziativa benefica, oppure in un convegno dedicato alla moralità nella pubblica amministrazione o, ancora, mentre visita bambini malati in ospedale, fa i grattini a un micio trovatello, distribuisce coperte ai sempre più perplessi sopravvissuti al terremoto del Belice (1968).
Solidarietà, beneficenza e moralità, un tempo oggetto di operazioni condotte sottobanco da riservati benefattori, forse un poco vergognosi della loro stessa magnanimità - che consideravano troppo prossima al sentimentalismo -, oggi sono state adottate dalla pubblicità, nel senso del sistema che rende le cose pubbliche e che, attraverso l’atto di diffonderle, le produce e le alimenta.
Si potrebbe dire che è questa una ricaduta positiva - l’unica ?- di una società incantata dall’apparire e che se per far del bene o per sostenere la rettitudine occorre necessariamente qualche serata “glamour” o qualche convegno ripreso dai tg, beh,il prezzo da pagare sembra accettabile. Purtroppo, tanto pubblico proliferare di solidarietà, responsabilità e tanta dibattuta etica amministrativa hanno in noi l’effetto che, sempre, la pubblicità ha: nessuno pensa che si tratti davvero di beneficenza, nessuno crede che la ragione del convegno sia davvero l’onestà in politica, nessuno si illude che al centro dell’evento mondano ci sia veramente la malattia, il bisogno, la prevenzione.
Sarò cinico ma vorrei proporre un esperimento: organizzare una “Giornata globale del Bene” e stare a vedere quanti politici ci vanno senza neanche sapere perché. E già che ci siamo arrestarli tutti.
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