Ammettiamo pure che Charles Darwin avesse ragione, che l’evoluzione, al contrario dell’attività parlamentare, non si sia mai interrotta e che, l’uomo al pari di altre specie, proceda in un costante miglioramento di se stesso. Ammettiamo tutto questo e cerchiamo di arrivare a una sintesi: l’evoluzione produrrà nei secoli versioni sempre più perfezionate di "homo sapiens" le quali saranno in grado di effettuare molte operazioni meglio dei modelli che le hanno precedute. Con altrettanta certezza, possiamo dire che nell’accollarsi nuove conoscenze e inediti talenti, l’uomo si sbarazzerà di tecniche e abitudini ormai obsolete. Tra queste, la capacità di accendere il fuoco strofinando due rami secchi, di forgiare ferri da cavallo e di affrontare giornate di pioggia.
Sui ferri da cavallo non potrei giurare, ma posso assicurarvi che, già nell’anno di grazia 2013, gli uomini non sono in grado di uscire di casa quando piove senza correre gravissimi rischi. Lo dichiaro in quanto reduce da un paio di giorni avventurosi nel corso dei quali, in veste di pedone, mi sono districato in una giungla di ombrelli brandeggiati come scimitarre e di sagome barcollanti lungo le strade punteggiate di buche e pozzanghere. Ormai inadatto a compiti arcaici come affrontare le intemperie, l’uomo peggiora la situazione sovraccaricandosi di incombenze, quando la semplice operazione di camminare tenendo un ombrello aperto sulla testa già supera ampiamente le sue forze. Incapaci di riconoscere la nostra inettitudine, ci sforziamo di aggiungere all’ombrello gli auricolari dell’iPod, una fetta di pizza, il biglietto da infilare nell’apposita obliteratrice e il cellulare sul quale digitare messaggi diretti all’amica del cuore. Il tutto in un groviglio individuale che, a contatto con altri grovigli individuali, finisce per creare un grande, umidissimo groviglio globale. Un giorno gli alieni ci sorprenderanno prigionieri di una rete di ombrelli e cuffie stereofoniche: la nostra civiltà, non c’è dubbio, crollerà in un giorno di pioggia.
Sui ferri da cavallo non potrei giurare, ma posso assicurarvi che, già nell’anno di grazia 2013, gli uomini non sono in grado di uscire di casa quando piove senza correre gravissimi rischi. Lo dichiaro in quanto reduce da un paio di giorni avventurosi nel corso dei quali, in veste di pedone, mi sono districato in una giungla di ombrelli brandeggiati come scimitarre e di sagome barcollanti lungo le strade punteggiate di buche e pozzanghere. Ormai inadatto a compiti arcaici come affrontare le intemperie, l’uomo peggiora la situazione sovraccaricandosi di incombenze, quando la semplice operazione di camminare tenendo un ombrello aperto sulla testa già supera ampiamente le sue forze. Incapaci di riconoscere la nostra inettitudine, ci sforziamo di aggiungere all’ombrello gli auricolari dell’iPod, una fetta di pizza, il biglietto da infilare nell’apposita obliteratrice e il cellulare sul quale digitare messaggi diretti all’amica del cuore. Il tutto in un groviglio individuale che, a contatto con altri grovigli individuali, finisce per creare un grande, umidissimo groviglio globale. Un giorno gli alieni ci sorprenderanno prigionieri di una rete di ombrelli e cuffie stereofoniche: la nostra civiltà, non c’è dubbio, crollerà in un giorno di pioggia.
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