Giù la maschera

Potrebbe essere un problema già superato per uno che, ogni giorno, scrive sia sulla carta sia sul web firmando con il suo nome e, per un soprassalto di vanità, persino con un disegno della sua faccia, ma il problema che vado a illustrare non è personale e, oltretutto, mi sembra piuttosto interessante.

In realtà, non si tratta tanto di un problema quanto di una tendenza già registrata, qui e là, da numerosi media: l’anonimato, allegramente rilanciato da Internet fin dalla sua comparsa tra modem e computer, è destinato a scomparire. Sempre più siti rifiutano di pubblicare commenti anonimi e la grande stagione dei “nickname” – velenosa66, daredevil81, coccolocco53 – è finita: presto ci vorranno nomi, cognomi e altre indicazioni di rintracciabilità, altrimenti niente. Lo scorso mese, Huffington Post ha comunicato di aver intenzione di procedere a una “verifica indipendente” di ogni utente registrato sul sito.

È prevedibile che l’annunciato riemergere dell’identità proietterà sulla Rete una luce di sobrietà finora sconosciuta: non più commenti insinuanti e diffamatori, tanto chissenefrega, non più oscenità gratuite, vaneggiamenti ideologici, minacce di ammazzamenti e sbruffonate sessuali. A meno che, ovviamente, non si sia disposti ad assumersene la responsabilità.

Personalmente, saluto questa tendenza come una prova che, in fondo, non c’è ragione di disperare: è possibile che l’uomo rinsavisca. Va riconosciuto però che ci potrà essere qualche contraccolpo: la scomparsa dell’anonimato soffocherà anche qualche sussulto di verità, qualche ribellione all’ipocrisia che, ogni tanto, potevano essere utili a comprendere la realtà che ci circonda.

Io spero – ma ci credo poco – che dall’abbuffata di soprannomi, pseudonimi e mascherine, l’umanità possa riemergere migliorata: capace di assumersi la responsabilità di quanto va dicendo ma anche in grado, se necessario e utile a tutti, di continuare a dirlo senza paura.

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