Lo sapevo che non si sarebbe dimenticata. Perché, vedete, la signora Malinpeggio è sì un osso duro, ed è certamente la più orgogliosa portatrice di pessimismo cosmico che si sia mai vista sulla faccia della terra, ma è anche una donna di gran cuore: bisogna soltanto evitare di dirglielo in faccia perché altrimenti vi prende a badilate.
Torniamo a bomba: io lo sapevo che non si sarebbe dimenticata del mio compleanno e infatti non si è dimenticata. Poiché mi trovo in viaggio, non ha potuto farmi visita: però mi ha telefonato. Tre giorni dopo la data del compleanno, questo è vero, e durante la conversazione non ha fatto accenno a compleanni, miei o di altri individui, ma io sapevo che nel suo modo brusco era intenzionata a farmi i più calorosi auguri.
Così per una decina di minuti siamo andati avanti a parlare d’altro, dalle consultazioni al Quirinale al torneo di rugby che, a Hong Kong, ha visto impegnate le migliori nazionali del mondo, senza che la parola "compleanno" venisse mai pronunciata. Non solo, ma quella scioccona della signora Malinpeggio, nella sua deliziosa riservatezza, ha evitato il benché minimo accenno a concetti come "candeline accese", "tempo che passa" e "tanti auguri a te".
Io sentivo però che era tutta una messinscena, una cortina di fumo per nascondere i suoi veri sentimenti. Così sono rimasto ad ascoltarla senza cercare di portare la conversazione sull'argomento compleanno, in modo da non imbarazzarla. Ho ascoltato la sua opinione sulla guerra informatica tra Cina e Corea del Sud, sul campionato di cricket in Sri Lanka e sulla più recente intervista del ministro delle Finanze di Malta ma, quando ha espresso la sua preoccupazione per il calo della produzione di stagno in Bolivia, non ho più resistito e, roso dall'impazienza, ho sbottato: "Insomma, signora, ho cinquant'anni! Che cosa ne dice?" "Se ha cinquant'anni se li tenga" mi ha risposto lei, "io non so proprio che farmene". Che tenera donna!
Torniamo a bomba: io lo sapevo che non si sarebbe dimenticata del mio compleanno e infatti non si è dimenticata. Poiché mi trovo in viaggio, non ha potuto farmi visita: però mi ha telefonato. Tre giorni dopo la data del compleanno, questo è vero, e durante la conversazione non ha fatto accenno a compleanni, miei o di altri individui, ma io sapevo che nel suo modo brusco era intenzionata a farmi i più calorosi auguri.
Così per una decina di minuti siamo andati avanti a parlare d’altro, dalle consultazioni al Quirinale al torneo di rugby che, a Hong Kong, ha visto impegnate le migliori nazionali del mondo, senza che la parola "compleanno" venisse mai pronunciata. Non solo, ma quella scioccona della signora Malinpeggio, nella sua deliziosa riservatezza, ha evitato il benché minimo accenno a concetti come "candeline accese", "tempo che passa" e "tanti auguri a te".
Io sentivo però che era tutta una messinscena, una cortina di fumo per nascondere i suoi veri sentimenti. Così sono rimasto ad ascoltarla senza cercare di portare la conversazione sull'argomento compleanno, in modo da non imbarazzarla. Ho ascoltato la sua opinione sulla guerra informatica tra Cina e Corea del Sud, sul campionato di cricket in Sri Lanka e sulla più recente intervista del ministro delle Finanze di Malta ma, quando ha espresso la sua preoccupazione per il calo della produzione di stagno in Bolivia, non ho più resistito e, roso dall'impazienza, ho sbottato: "Insomma, signora, ho cinquant'anni! Che cosa ne dice?" "Se ha cinquant'anni se li tenga" mi ha risposto lei, "io non so proprio che farmene". Che tenera donna!
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