Gli europei

Gli europei

Ma allora, in fin dei conti, questa dell’Europa è stata una buona idea? A giudicare dalle recenti difficoltà, si direbbe di no. Un commentatore americano, l’economista Paul Krugman, ha fatto osservare come, «nato per arginare crisi sul modello degli anni ’70, il sistema dell’euro si è rivelato meno che utile a fronteggiare una replica di quella del 1930». In questo senso, «l’euro è oggi una trappola come, in quegli anni lontani, fu il "blocco dell’oro"».

D’altra parte, non si può negare che, in qualche modo, lo sforzo europeista abbia contribuito al fatto che, da 66 anni a questa parte, i popoli continentali evitano di massacrarsi l’un l’altro, cosa mai successa prima.

C’è dunque da riflettere, da soppesare i pro e i contro, da valutare costi e benefici, quando si estende il concetto di Europa oltre il significato geografico. Europei sono certamente moltissimi ragazzi di oggi, anche in Italia. Imparano l’inglese, cercano e leggono informazioni in questa lingua, studiano all’estero e ospitano coetanei di altri Paesi. Impastano di europeismo perfino le loro cattive abitudini: fumano ad Amsterdam, bevono a Praga, smaltiscono gli eccessi sulle spiagge portoghesi. Osservandoli, vien da riscrivere la famosa frase di D’Azeglio sull’Italia fatta e gli italiani da fare: gli europei li abbiamo già trovati, ora si tratta di trovare l’Europa.

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