È perfino difficile tenere il conto. Vediamo un po’: a quanto si è saputo in queste ultime settimane, Google ci spia tutti, uno per uno e altrettanto fa Facebook. Apple, poi, rintraccia i propri utenti in ogni angolo della Terra: li vede muoversi, andare al bagno, uscirne e, quelli che non si sono lavati le mani, rischiano in teoria lo sputtanamento globale. Microsoft ci pedina agli angoli delle strade; Adobe e Real Player si mettono gli occhiali scuri e ci tengono d’occhio ogni volta che usciamo di casa; quelli di Firefox - ovviamente scaltri come volpi - piazzano microspie sotto le sedie; non c’è scampo neppure per quelli che, al computer, ogni volta si assicurano di aver svuotato il "cestino" ed eliminato la "cache": i documenti così cancellati finiscono dritti nell’archivio della Cia dove un impiegato li legge uno per uno, li classifica, li impara a memoria e finisce l’orario di lavoro contando i giorni che gli mancano alla pensione.
Insomma, una cosa abbiamo capito: ogni grande soggetto che opera in Rete, ogni programma, ogni piccola applicazione scaricata da Internet, ogni impalpabile software, è in realtà il terminale di una gigantesca trama spionistica. E gli spiati siamo noi, nessuno escluso: i dettagli informatici delle nostre vite vengono carpiti e conservati come fossero informazioni vitali. E la cosa peggiore è che non riusciamo a capirne la ragione, a comprendere perché vogliono i nostri dati e, in effetti, quali di questi sono considerati alla stregua di preziosi segreti. Non per altro: se solo sapessi che cosa ho da nascondere, comincerei a spiarmi anch’io.
Insomma, una cosa abbiamo capito: ogni grande soggetto che opera in Rete, ogni programma, ogni piccola applicazione scaricata da Internet, ogni impalpabile software, è in realtà il terminale di una gigantesca trama spionistica. E gli spiati siamo noi, nessuno escluso: i dettagli informatici delle nostre vite vengono carpiti e conservati come fossero informazioni vitali. E la cosa peggiore è che non riusciamo a capirne la ragione, a comprendere perché vogliono i nostri dati e, in effetti, quali di questi sono considerati alla stregua di preziosi segreti. Non per altro: se solo sapessi che cosa ho da nascondere, comincerei a spiarmi anch’io.
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