Gogna mediatica

Gogna mediatica

L’espressione "gogna mediatica" non può che avere una connotazione negativa. Il termine "gogna" subito conferisce al quadro un’atmosfera medievale; l’aggettivo "mediatica" lo completa trasportandoci in un XXI secolo di kafkiana spietatezza. Dalla "gogna mediatica" non si scappa: la barbarie del passato si coniuga con la moderna alienazione per una tortura atavica e futuristica insieme. Che cosa potrebbe esserci di peggio?

Di "gogna mediatica" si è parlato, in questi giorni, dopo la decisione del governo greco di pubblicare on line la lista dei più grandi evasori fiscali del Paese: 4.152 nomi fra privati e aziende che debbono al Fisco ellenico oltre 14,8 miliardi di euro. Sempre di gogna hanno parlato i difensori di Francesco Schettino, che hanno così censurato gli articoli dedicati alla condotta del comandante nelle ore drammatiche del naufragio. Nell’uno e nell’altro caso non si può dire che il ruolo dei giornali, delle tv e di internet sia stato grazioso e discreto. La pubblicazione dei nomi in Grecia e i commenti, spesso feroci, riservati a Schettino in Italia sfondano, a pensarci, quella soglia di salvaguardia personale che tutti, se toccasse a noi, vorremmo veder rispettata, e poco importa se il nostro governo andrà in bancarotta o se sulle navi da crociera continueranno ad essere eseguite manovre poco ortodosse.

Per fortuna, al mondo, esistono ancora posti dove certi insulti alla privacy non vengono tollerati. In Corea del Nord, per esempio: Paese di gente seria, quello. Lì è persino vietato dire "gogna mediatica".

© RIPRODUZIONE RISERVATA