Non c'è bisogno di ricordare qui come oggi si svolgerà nel segreto della Cappella Sistina il primo voto per l'elezione del successore di Benedetto XVI. L'unico contributo che si può pensare di portare all'evento è quello di una sommessa riflessione. Che nasce da una statistica allestita da uno scrupoloso ricercatore. Partendo dal dato che i cardinali elettori sono 115, la statistica prende in considerazione la loro provenienza (Europa, Africa, Nord America, America Latina e Caraibi, Asia e Pacifico), per poi mettere a confronto la percentuale di popolazione cattolica per ogni continente con la percentuale di cardinali provenienti dai continenti medesimi. In altre parole: se in Nord America risiede, come risiede, l'8 per cento dei cattolici nel mondo, in rapporto ai 115 cardinali qual è la percentuale di porporati nordamericani? Risposta: il 12 per cento.
La statistica assume interesse perché svela qualche apparente squilibrio. L'Europa, a esempio, ospita il 24 per cento dei cattolici, ma europei sono più della metà (il 52 per cento) dei cardinali. L'America Latina, al confronto, risulta meno rappresentata con il 17 per cento dei cardinali a paragone del 39 per cento dei cattolici. Lo stesso vale per l'Africa (16 per cento di cattolici, 9 per cento di cardinali) e l'Asia (12 contro 9). In altre parole, nel Conclave, il Nord del mondo "peserebbe" più del Sud.
Questa statistica è frutto di una mentalità che misura l'efficacia della rappresentanza in proporzione alla provenienza dei rappresentanti. Una mentalità che conosciamo bene: così si fanno i calcoli in Parlamento, nei Consigli regionali, eccetera. Un'impostazione, potremmo dire, lobbystica, secondo la quale, per dire, ci vorrebbero più cardinali sudamericani per "spingere" un Papa argentino o brasiliano, altrimenti si è destinati a fallire. Se il Conclave fosse il Consiglio regionale del Molise conosceremmo già il finale. Siccome non lo è, possiamo confidare che ancora celebri la grandezza sopra l’interesse.
La statistica assume interesse perché svela qualche apparente squilibrio. L'Europa, a esempio, ospita il 24 per cento dei cattolici, ma europei sono più della metà (il 52 per cento) dei cardinali. L'America Latina, al confronto, risulta meno rappresentata con il 17 per cento dei cardinali a paragone del 39 per cento dei cattolici. Lo stesso vale per l'Africa (16 per cento di cattolici, 9 per cento di cardinali) e l'Asia (12 contro 9). In altre parole, nel Conclave, il Nord del mondo "peserebbe" più del Sud.
Questa statistica è frutto di una mentalità che misura l'efficacia della rappresentanza in proporzione alla provenienza dei rappresentanti. Una mentalità che conosciamo bene: così si fanno i calcoli in Parlamento, nei Consigli regionali, eccetera. Un'impostazione, potremmo dire, lobbystica, secondo la quale, per dire, ci vorrebbero più cardinali sudamericani per "spingere" un Papa argentino o brasiliano, altrimenti si è destinati a fallire. Se il Conclave fosse il Consiglio regionale del Molise conosceremmo già il finale. Siccome non lo è, possiamo confidare che ancora celebri la grandezza sopra l’interesse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA