Grazie, nemico

Grazie, nemico

Il signor Barack Obama ha un problema. Nel 2012 ci saranno le elezioni presidenziali nel suo paese, gli Stati Uniti d'America, ed egli spera vivamente di essere rieletto. Ci sono varie ragioni perché Barack desideri una rielezione, ma la principale è l'orgoglio. Per quanto sia difficile diventare presidente degli Stati Uniti, occorre che lo sforzo venga premiato con due “mandati”, ovvero il massimo consentito di permanenza alla Casa Bianca. Altrimenti, ammettiamolo, ci si fa una figura mondiale. Neppure vale balbettare qualche scusa: «L'alloggio era troppo umido», oppure «Per i bambini la scuola era scomoda». Nessuno, dall'Albania a Zanzibar, ci crederà: tutti penseranno che il mono-presidente (nel senso di presidente a mono mandato) sia uno sfigato.

Ecco perché Obama desidera tanto essere rieletto. La notizia è che, per riuscirci, ha scelto una strategia elettorale impostata sul più improbabile dei modelli: quello che portò alla rielezione il suo predecessore, George W. Bush. Lo assicurano all'unisono Ap e New York Times senza mancare di sottolineare l'ironia della cosa, visto quanto nel successo di Obama contò in passato un'immagine personale diametralmente opposta a quella di George Jr. Eppure, quando si tratta di badare al sodo, anche le idee dell'avversario più ostile possono venir buone. Chissà se è possibile ricavarne una morale. Magari quella che un amico vien buono per due risate e una pacca sulle spalle, ma per spingerti davvero in alto, beh, occorre un nemico come si deve.

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