Guardaroba per rapitori

Ora, ditemi voi: come deve vestirsi un poveraccio uscendo di casa per andare a rapire il contabile di Berlusconi, cosa che, credo, capita a tutti almeno un paio di volte la settimana? Oltretutto, rapimento è una parola grossa, perché in realtà di tratta di fare un piacere al suddetto Berlusconi. In cambio di una mancia da 35 milioni gliene si fa risparmiare 440: guarda un po’ che fine ha fatto la gratitudine. Insomma, come deve vestirsi il capo di una banda di rapitori-benefattori?

Non con le scarpe rossonere, colori che rivelano la fede calcistica e, in qualche modo, l’identità. Ricapitolando: in capo di una banda che intende rapire («Tutto calcolato, eh? Tutto sc... sc...  scientifico») il contabile di Berlusconi, in realtà per fare un favore al Grande Capo consegnandogli documenti preziosi da usare contro i suoi nemici più implacabili (De Benedetti e Fini), viene arrestato perché tradito da un particolare che denuncia la sua fede calcistica proprio per la squadra presieduta da Berlusconi.

Se è così, la prossima volta che uno deve uscire di casa allo scopo di rapire il commercialista di qualcuno - una pratica, credo, molto comune in certi ambienti - sarà meglio si infili qualcosa di anonimo, se non addirittura jeans e maglietta, senza star lì a personalizzare troppo che poi, invece di dirgli grazie, lo arrestano pure. E pace se, a quanto assicurano fonti ben accreditate, gli scagnozzi di Al Capone, nel loro tran tran quotidiano fatto di pestaggi, estorsioni, rapimenti e - il mercoledì - omicidi, si avvolgessero sempre in calde sciarpe della Sambenedettese, squadra popolarissima nella Chicago degli anni ’20.

Io credo e affermo che, nel delinquere ognuno deve essere libero di vestirsi come vuole e non essere costretto a nascondere la propria personalità e tantomeno le proprie simpatie calcistiche. E ci arriveremo, a questo, ve lo assicuro: tanto ce n’è di tempo prima che sia finito questo incredibile, triviale, grottesco, infinito, spudorato, tridimensionale, meraviglioso cinepanettone.

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